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FRATTURA VERTEBRALE - IL TRATTAMENTO NON CHIRURGICO

 

     Le vertebre più frequentemente interessate da frattura sono la L1 e la D12.

 

     I consulti sull'argomento sono sinetizzabili così: "mi hanno diagnosticato la frattura di L1 [per esempio]. Quanto tempo devo portare il busto?  Posso andare a lavorare? Tornerò come prima? "

 

     Purtroppo "frattura vertebra L1" non dice nulla. Per poter porre indicazione sul trattamento di una frattura occorre conoscere molti elementi indispensabili: il tipo di frattura del corpo vertebrale, le condizioni del muro posteriore, lo stato di peduncoli e articolazioni, oltre alla presenza di eventuali disturbi neurologici. Le indicazioni che si possono avere con un consulto online sono quindi generiche, e qualche volta possono non adattarsi, in tutto o in parte, al caso singolo.

 

     Di fronte a una frattura vertebrale, constatata la sua gravità attraverso Rx e TAC, ed esclusa la presenza di caratteristiche che richiedono un intervento chirurgico, si propende per un trattamento conservativo che consiste, in genere, in un mese di riposo assoluto a letto, dopo di che ci si può alzare saltuariamente con un busto a 3 punti per altri due mesi. Ho scritto "in genere" perché come già detto, ogni frattura è diversa dall'altra, e ogni paziente è diverso dagli altri per cui possono esistere elementi (ad esempio l'osteoporosi, l'eccesso ponderale, l'età avanzata, le condizioni psichiche, ecc.) che fanno scegliere tempi e modi diversi.

 

     In linea del tutto generale, una frattura vertebrale impiega tre mesi per consolidare. Il busto a tre punti ha lo scopo di estendere il più possibile il tratto di rachide in cui è compresa la vertebra fratturata, per limitarne il più possibile l'aumento della deformazione: va quindi indossato SEMPRE quando si vuole stare in piedi o seduti; se lo specialista non prescrive diversamente, si può stare senza busto quando si è a letto, purché si stia supini o sul fianco, ma in questo caso senza rannicchiarsi;  il busto va indossato e rimosso da sdraiato perché non ci si deve MAI trovare in piedi o seduti senza busto, nemmeno per mezzo minuto. La sola eccezione  che si può fare è per la  doccia, a partire dal secondo mese, purché si entri con il busto, che verrà tolto da un familiare; il paziente dovrà stare ritto e ben fermo mentre il familiare lo laverà; al massimo  potrà ruotare su stesso muovendo solo i piedi e stando assolutamente diritto; finita la doccia il familiare provvederà ad asciugare il paziente e a riapplicare il busto, dopo di che lo aiuterà a uscire dal piatto della doccia. Questo lo si potrà fare saltuariamente, ma tenendo conto delle condizioni generali del paziente, la sua capacità di collaborazione, le sue capacità cognitive, ecc. Tutte le altre volte all'igiene quotidiana si provvederà al letto del paziente ma mai in autonomia, dal momento che il paziente non potrà flettere il busto.

 

     Con il busto quindi si può stare in piedi o seduti ma evitando che ciò avvenga per molto tempo: è meglio durante la giornata sdraiarsi spesso sul letto. Il busto andrà indossato fino alla guarigione ottenuta.

 

     Quando l'ortopedico deciderà di cominciare ad abbandonare il busto, ciò dovrà avvenire gradualmente, man mano che procede la riabilitazione. Il metodo più facile, a mio parere è questo: si comincia a togliere il busto un quarto d'ora prima di pranzo e cena, per rimetterlo un quarto d'ora dopo la fine del pranzo e cena, e questo per 3-4 giorni. Se tutto va bene si toglie il busto mezz'ora prima dei pasti e lo si rimette mezz'ora dopo. Dopo altri 2-3 gg, lo si toglie un'ora prima e un'ora dopo. Successivamente, sempre ogni 2-3 giorni lo si toglie 2 ore prima e lo si rimette due ore dopo pranzo e cena.  Poi 2 ore e mezzo, poi 3, poi 3 e mezzo, e via così. Questo, a poco a poco, comporterà che si arriva al momento che è ora di rimettere il busto dopo pranzo ma è già ora di toglierlo prima di cena. A questo punto saranno trascorsi una ventina di giorni, durante i quali lo svezzamento è proseguito abbastanza regolarmente, un po' più lentamente o poco più rapidamente a seconda di come ci si sente.

 

     Ovviamente occorre fare i periodici controlli clinico-radiografici stabiliti dall'ortopedico e proseguire la profilassi anti TVP, per prevenire la tromboembolia, con l'eparina a basso peso molecolare, che di solito l'ortopedico stesso prescrive, fino a che lo specialista o il medico curante la sospenderà.

 

     E' fondamentale attenersi scrupolosamente ai tempi che sono stati spiegati dallo specialista, senza cercare scorciatoie o "sconti" che possono invece vanificare in pochi minuti i sacrifici di settimane e settimane. Quindi se è stato detto di stare a letto un mese, si può stare proni o supini; si può stare sul fianco purchè si mantenga la schiena diritta; se è stato prescritto il busto anche a letto, questo sarà più facile, ma non è pensabile assolutamente che il paziente chieda per esempio di poter stare seduto: si sta a letto per un mese e non ci si alza assolutamente per nessun motivo, nemmeno per andare in bagno. La posizione è orizzontale e solo quella. Quando l'ortopedico consentirà di alzarsi con un busto, si potrà farlo per qualche ora al giorno, avendo cura di indossare e togliere il busto solo ed esclusivamente da sdraiati, ed evitando del tutto,  come già detto, di trovarsi anche solo per pochi istanti in piedi o seduti senza busto.

 

     Bisogna seguire con scrupolo le prescrizioni dei medici che conoscono il tipo di frattura, oltre che il quadro clinico, e questo è il solo modo per ottenere la guarigione, che consisterà nella consolidazione della frattura. Una vertebra schiacciata non tornerà mai dell'altezza normale, ma se sottoposta a carico precoce (cioè prima che sia consentito) anche per pochissimo tempo potrebbe schiacciarsi ulteriormente e/o ritardare la consolidazione, con disturbi (essenzialmente dolore) protratti che possono risultare molto fastidiosi.

 

     Se pare impossibile sottostare soprattutto per il primo mese alle limitazioni imposte, il paziente può chiedere ai suoi ortopedici se sia possibile ricorrere a un intervento di stabilizzazione percutanea della frattura, un intervento chirurgico che consentirebbe di alzarsi in pochi giorni. In alternativa può chiedere un secondo parere a un Ortopedico esperto in Chirurgia vertebrale.

 

     Se il dolore locale persiste a lungo si può  prendere in considerazione un intervento chirurgico di cifoplastica, che consiste nell'inserimento nella vertebra, sotto controllo radiografico, di un palloncino  che viene riempito di cemento, ottenendo una discreta correzione della cuneizzazione e soprattutto la scomparsa del dolore. L'intervento è eseguibile in quasi tutti gli ospedali dove sia presente una UO di Ortopedia e/o di Radiologia interventistica.