Buongiorno, sono una paziente oncologica ( tumore al seno), a 6 mesi fa in seguito ad una TAC (avevo forti dolori) mi è stato diagnosticato oltre ad altre meno importanti, una metastasi alla vertebra D12: frattura patologica soma D12 con tessuto neoplastico esuberante determinante rigonfiamento ed erosione del muro posteriore. Sottoposta a chemioterapia mese fa ho terminato la terapia dato che da una nuova tac risultava che la malattia si fosse fermata. Attualmente faccio Avastin e someta ogni 3 settimane più tamoxifene. Questa la nuova TAC :crollo del soma di D12, deformato a cuneo a base posteriore, con aspetto diffusamente osteoclerotico, su base patologica e minima retropulsione del muro posteriore, in assenza di formazioni con caratteristiche espansive nei tessuti molli circostanti. Cinque mesi fa la vertebra aveva subito anche radioterapia. Da allora inoltre porto un busto. Secondo lei verrò sottoposta a intervento? E se sì, quale potrebbe essere? É possibile che l'osso si ricalcifichi e guarisca da solo? La ringrazio per la sua gentile risposta.
Mi rendo conto della Sua preoccupazione ma purtroppo non ho elementi per rispondere in modo specifico perché il trattamento dipende da molteplici variabili, e qualsiasi affermazione generica rischia di essere fuorviante e quindi pericolosa. Le dico invece cosa farei io se lei fosse una mia parente: mi rivolgerei a un ortopedico esperto nel trattamento dei tumori dell'osso e delle metastasi ossee. Immagino che lei sia già seguita nella sua città da uno specialista di questo tipo, ma, se per qualche motivo volesse acquisire un secondo parere, le suggerirei di rivolgersi all'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, in particolare al dr. Gasbarrini, che si occupa da anni di queste problematiche con successo. Il rischio delle metastasi vertebrali riguarda soprattutto la possibile compressione del midollo spinale; dalla sua descrizione potrebbe sembrare che questo rischio sia allontanato, tuttavia per evitare di dover pensare a cosa fare in condizioni di urgenza le consiglio di rivolgersi allo specialista che ho indicato in questo momento in cui il rischio di compressione è lontano o inesistente, perché è molto più facile pianificare con calma il da farsi, magari avendo anche il tempo di eseguire eventuali accertamenti più sofisticati, che dover affrontare una emergenza che comunque comporta forzatamente scelte meno ponderate. So che in questo momento avrebbe voluto subito risposte differenti, ma sono sicuro che quelle che riceverà dopo saranno le più appropriate al Suo caso specifico, e quindi molto più affidabili e utili di quelle che avrei potuto darLe io. Mi tenga aggiornato se lo desidera, citando il consulto n. 4825.
Cordiali saluti